La cucina Argentina non sente la “crisi”

Secondo un’indagine di Coldiretti, nel 2012 si è registrato un calo del 24% sul consumo di cibo etnico. A farne le spese è stata sopratutto la cucina cinese (che ha ancora il predominio) e i kebabbari (al secondo).

Oltre alla crisi, che fa preferire cibi nostrani, con la sicurezza della genuinità a prezzi modici, probabilmente il dato è dovuto anche dai molti sequestri effettuati dai NAS sui prodotti alimentari asiatici che non soddisfacevano le norme igieniche CEE.
Il mercato che invece non sente la crisi è quello della carne argentina, considerata, e non a torto, la più pregiata al mondo. È buffo pensare che, se l’Italia è tra i più grandi consumatori di Angus, la cucina argentina è la più italianizzata nel mondo.

Infatti, a causa dell’ingente migrazione verso quelle terre da parte di nostri connazionali, nella metà dell’800, il paese ha subito un forte influsso di gastronomia partenopea, elaborata poi a suo modo.
Buenos Aires, secondo la stampa locale, è la città -se si escludono quelle italiane ovviamente- con il più alto numero di pizzerie al mondo. Oltre alla classica Margherita vi si serve la farinata di ceci -detta Pizza a cavallo- e la Cotoletta milanese, servita ricoperta di passato di pomodoro, prosciutto, origano e mozzarella, come una pizza, e chiamata Milanesa napolitana.

È diffuso anche il pesto alla genovese, con i semi di girasole al posto dei pinoli: sono più economici e facilmente reperibili.
La Tarantella, invece, è un incrocio tra una torta di mele e un cremè caramel, tutta made in Argentina ma con un nome italianissimo. Gli altri dolci vengono solitamente farciti con la Cotognata, la marmellata di mele cotogne che ormai in Italia è difficilissimo trovare.
Infine, ogni 29 del mese, in molte case si cucinano ravioli, cannelloni, lasagne, gnocchi e pasta fatta in casa, come nelle migliori tradizioni familiari.

Giulia Gestri.

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